25 Mag Coronavirus: come aiutare i bambini a fare fronte allo stress
Questo articolo è a cura delle Dott.sse Chiara Bartolini, Nives Favero e Verusca Giuntini, Psicologhe Psicoterapeute.
È stato pubblicato sul sito di “Terra Nuova” il 9 Aprile 2020.
La situazione relativa all’emergenza sanitaria attuale porta a riflettere sulle possibili ripercussioni che l’isolamento sociale, che ci costringe a casa, potrebbe avere da un punto di vista psicologico sui bambini e i loro adulti di riferimento.
Come potremmo inquadrare le problematiche relative alla situazione odierna e quali sono le manifestazioni più tipiche dello stress nei bambini?
«Intanto è bene tenere presente l’età del bambino. Per esempio i bambini, a differenza degli adolescenti, hanno maggiore bisogno dell’ambiente familiare per sentirsi rassicurati, mentre i ragazzi hanno una fisiologica spinta verso i rapporti coi propri pari unita al bisogno di sentirsi indipendenti. Si stanno verificando problematiche derivanti dalla mancanza di contatti sociali e dalla paura del contagio, quali ansia e disturbi depressivi, disagi emozionali. Il disagio può essere espresso anche attraverso il comportamento, ne sono un esempio l’irritabilità e la mancanza di concentrazione che possono essere dovuti alla difficoltà di mantenere ritmi diversi da quelli abituali; oppure i comportamenti regressivi (bagnare il letto, voler dormire nel lettone), i disturbi del sonno (incubi, risvegli notturni, fatica ad addormentarsi) o dell’alimentazione. Altri segnali da tenere in considerazione sono i sintomi psicosomatici (mal di testa, mal di pancia, affaticamento) in quanto il disagio specialmente nei bambini può essere espresso attraverso il corpo. I bambini hanno bisogno di certezze e sono molto sensibili a ciò che accade intorno a loro, soprattutto per quel che riguarda gli stati emotivi delle persone più vicine. In questo momento di grande incertezza i bambini possono sviluppare sentimenti di paura legati al vissuto di perdita reale o percepita».
Come stanno affrontando i genitori la gestione della quotidianità con i figli a casa?
«I genitori e i familiari si sono trovati impreparati di fronte alla necessità di riorganizzare la vita domestica che può prevedere, in molti casi, la gestione contemporanea del lavoro da casa e della cura della famiglia. Se da una parte i bambini richiedono giustamente molte attenzioni dall’altra è importante che i loro adulti di riferimento riescano a riorganizzarsi per creare nuovi equilibri tra spazi personali e spazi condivisi. In base all’età dei bambini è possibile articolare la giornata concordando i momenti da passare insieme e quelli da dedicare ognuno alle proprie attività di studio o di lavoro. Ovviamente con i più piccoli è compito dei genitori stabilire delle abitudini più flessibili, che mantengano il più possibile una continuità con quelle acquisite e consolidate: per i bambini questo è sempre fonte di rassicurazione e benessere».
Ci sono situazioni in cui per i bambini può aumentare il rischio di conseguenze sulla salute psicologica?
«Situazioni difficili risultano essere quelle in cui all’interno della famiglia ci sono rapporti conflittuali o violenti, o quelle caratterizzate da trascuratezza emotiva e sociale. Bambini immersi in queste realtà hanno un rischio più alto di riportare conseguenze negative a lungo termine. In questo momento la salute mentale dei bambini dipende ancora di più dal contesto familiare e il modo in cui gli adulti presenti affrontano le emozioni, i problemi che si presentano e le tensioni che ne derivano condiziona il clima emotivo generale e lo stato d’animo dei bambini».
È possibile fare previsioni a lungo termine su quali saranno le conseguenze psicologiche più probabili?
«Oltre alle difficoltà sopraelencate, pensiamo sia probabile che quanto stiamo vivendo avrà delle conseguenze a lungo termine sul piano psicologico e sociale, anche quando la vita di tutti sarà tornata alla normalità. I bambini potrebbero sviluppare problemi a riadattarsi alla quotidianità, come ansia da separazione, ansia per la salute, timori relativi al trovarsi fuori casa (consumare pasti fuori casa, frequentare luoghi affollati, timore del contatto ravvicinato, ecc…), calo delle prestazioni scolastiche, dell’attenzione, delle competenze sociali ed emotive e, non ultimo, il rischio di essere etichettati come “portatori di malattia” qualora abbiano contratto il virus o anche una semplice influenza. A nostro avviso sarà importante anche l’elaborazione di eventuali traumi occorsi in questo periodo (ospedalizzazioni, lutti, separazioni dovute alla quarantena di familiari, vissuti traumatizzanti in generale); in questo momento siamo tutti parte di una comunità che affronta un’emergenza sconosciuta e ignota, che sta mettendo la collettività a dura prova e che lascerà un segno: i bambini sono i più vulnerabili da un punto di vista psicologico e perciò hanno diritto a una maggiore attenzione e protezione. Questa “reclusione” forzata necessaria può portare con sé anche aspetti positivi, in particolare più tempo per la riflessione, per riscoprire le relazioni, per dedicarsi alla creatività, ma contemporaneamente non possiamo ignorare che questa limitazione stia privando i bambini di un aspetto importante legato alla loro età, come quello della socialità, del gioco, del movimento e di molte altre possibili esperienze».
Come possiamo aiutare i bambini a fronteggiare lo stress?
«A tale proposito pensiamo che sia importante offrire degli spunti pratici che possano aiutare adulti e bambini a trovare le risorse necessarie per procedere con maggiore serenità nelle proprie vite.
- Essere presenti nell’ascolto e rispondere alle domande dei bambini con sincerità utilizzando parole semplici e adatte alla loro età; questo atteggiamento infonde fiducia e rassicurazione ed è fondamentale per imparare a dare un senso agli eventi della vita;
- Riconoscere e legittimare ogni emozione, far capire che non ci sono emozioni giuste o sbagliate e che è normale sentirsi impauriti, tristi o arrabbiati;
- Evitare frasi di uso comune come “Non pensarci”, “Non avere paura”, “Non piangere”, “Arrabbiarsi non serve a nulla”, “Cerca di essere forte”, poiché, invece di avere un effetto positivo, vanno ad ostacolare l’espressione del disagio e delle emozioni;
- Coinvolgere i bambini nelle attività quotidiane dando loro dei compiti semplici, ma che li facciano sentire utili e importanti, usando anche creatività e fantasia;
- Leggere insieme, disegnare, usare la manualità, ballare, inventare storie e recitare;
- Proporre in maniera giocosa attività che possano favorire il rilassamento psico-fisico, come ad esempio fare il bagnetto o la doccia concentrandosi sulle sensazioni tattili e olfattive;
- Alternare momenti rilassanti ad attività motoria e ludica, proponendo esercizi fisici e divertenti;
- Limitare l’esposizione alle notizie dei media selezionando solo informazioni ufficiali ed essere certi che vengano recepiti messaggi corretti da parte dei bambini;
- Ricordarsi che i genitori sono l’esempio più importante per il bambino e per questo è indispensabile prendersi cura di se stessi, seguendo un’alimentazione sana, evitando di utilizzare in maniera eccessiva la tecnologia, riposandosi e facendo una regolare attività fisica anche se nelle proprie case;
- Rimanere in contatto telefonico o video con familiari e amici;
- Rassicurare i bambini dicendo loro che tutti i medici, e i sanitari in generale, e gli scienziati del mondo si stanno adoperando per trovare una cura e risolvere il problema al più presto;
- Fare affidamento sui gruppi di supporto sociale e sulle istituzioni; ad esempio sono stati istituiti degli sportelli d’ascolto ai quali le persone possono rivolgersi in maniera gratuita per qualsiasi dubbio, necessità di indicazione, supporto di tipo psicologico e psicoeducativo.
Attraverso questi piccoli suggerimenti è possibile lavorare attivamente per promuovere fin da adesso, in tempi brevi, un maggiore benessere psicologico e ridurre i rischi futuri, potendo inoltre favorire una più rapida ripresa scolastica e sociale».
di Terra Nuova